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Carmelo Bene al Beat 72. Un ricordo

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(di Waldemaro Morgese)

«Sul Venerdì di Repubblica è apparso un affascinante servizio di Renzo Paris intitolato “Sessant’anni fa apriva il Beat 72 e a Roma fiorì l’avanguardia”. Lo scantinato si chiamava così perché era in via Gioacchino Belli 72, accanto al Palazzaccio (piazza Cavour).
Paris ricorda che lo scantinato, cui si accedeva scendendo lungo una ripida scala, fu preso in fitto e trasformato in teatrino da Ulisse Benedetti.
Qui Carmelo Bene dal 1966 al 1970 mise in scena vari suoi spettacoli, compreso “Nostra signora dei turchi” . Qui si alternarono Simone Carella, Mario Martone, Leo de Berardinis, Cosimo Cinieri, Memè Perlini, Giuliano Vasilicò. Si svolsero anche serate di poesia, animatori Carella e Franco Cordelli.
Come scrive Paris, quello degli anni 60 e 70 fu “il fascinoso ventennio dell’avanguardia romana, gli ultimi fuochi del Novecento”.
Io, ventunenne, studente alla Sapienza, nel 1966 ebbi la ventura di inoltrarmi in quello scantinato per partecipare alla messa in scena di Nostra signora dei turchi di Carmelo.
Vi devo confidare che lui calamitava tutte le signore della borghesia romana perché potevano…provare il brivido, sedendo sulle panche delle prime file, dell’orina di Bene sparsa qui e là prima dello spettacolo!
Quella Nostra signora dei turchi fu epica: ne scrissi sul numero di dicembre 1966 de La Rassegna Pugliese; recensione che poi ho riproposto nel mio libro “L’amore per la cultura” (Edizioni dal Sud, 2011) con il titolo: “Terra d’Otranto in un’ex cantina beat” (in questa recensione scrivo anche del romanzo di Bene “Nostra signora dei turchi”, pubblicato da SugarCo, e in un altro punto del libro anche del film)
».

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